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Per anni ho viaggiato in europa e conoscendo l'inglese non ho mai avuto reali difficoltà nel comunicare (all'inizio, forse un po' si, anche per una questione di sonorità, di conoscenza e di timidezza, specie se si tratta di UK... col passare del tempo anche quella sparisce).
Quando sono approdato in Marocco ho scoperto che l'inglese non serve. O meglio, esistono paesi in cui non solo non è l'inglese la lingua principale, ma che proprio non lo conoscono.
Sapere almeno una lingua straniera è condizione necessaria, ma non sufficiente.
E allora come si fa?
Io da napoletano sono fortunato perchè la tradizione della mia cultura sul gesticolare mi aiuta moltissimo (oddio, pure qui bisognerebbe fare un grosso inciso, viaggiando per il medioriente ho scoperto che il gesticolare non ha significati univoci e potrebbe risultare imbarazzante, ma diciamo che in linea di massima ci sta). In situazioni di pericolo o di difficoltà si riesce a farsi capire, coi gesti, con parole a mezzi, con sguardi o anche con semplici sorrisi (la paura e la disperazione, in situazioni di emergenza, saranno ben stampate sul vostro volto).
In Italia, uno straniero che prova a dire Grazie o Buongiorno o Ciao, risulta molto simpatico ma quasi ridicolo, una sorta di parodia di Stanlio ed Ollio. Nei paesi che ho visitato chi prova a parlare, a conoscere e sapere anche solo poche parole, viene trattato con rispetto perchè ci sta provando. Cambia totalmente l'approccio di chi è davanti saper salutare nella sua lingua e riconoscerne la gestualità.... si è accolti con stupore e con un largo sorriso e l'apertura del cuore (nel mondo arabo in particolar modo, dove di solito arrivano solo occidentali prepotenti, tracotanti, pronti a cercare il proprio paese in posti dove non ce n'è traccia...).
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Nell'economia di un viaggio lungo, la cosa migliore è l'apprendimento programmato.
Io normalmente tento di imparare una parola al giorno (prendendola dal dizionario da viaggio o rubandola in giro) e di usarla quando posso, di ascoltarla dagli altri e affinarne man mano la pronuncia, legarla poi ai gesti che vedo e avvolgerla di grande rispetto (non star lì a farla come una pagliacciata, ma come un messaggio di apertura per quel popolo). Dai saluti si può passare a parole di uso comune per noi viaggiatori. La parola acqua, la parola pane, la parola caffè, imparare a dire Grazie, Prego, Arrivederci (in Turchia per esempio l'arrivederci tra chi resta e chi va via si dice in maniera differente, ma ovviamente nessuno si aspetta una simile sfumatura. Così mi sono ritrovato a dover salutare un signore, mi sembra fosse un professore di qualcosa, che andava via e mi venne di dirgli "Güle Güle" e lui restò un attimo interdetto, poi rise e mi fece i complimenti per la cosa).
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Più il viaggio è lungo, più parole imparete e molte ve le porterete fino a casa e le ricorderete per anni.
Se siete a tavola e volete una forchetta, prendete il dizionario (sbirciatelo se volete sotto il tavolo) leggete la parola e provateci. Sarà sempre meglio di andare in Spagna e chiedere di una forchettas o di mimare con le due dita l'avvolgimento degli spaghetti!!! che in ultima analisi non funziona sempre, visto che non tutti hanno la pasta. (in spagnolo si chiama tenedòr, nda)
Arrivare a formulare domande diventa invece spesso complicato. Ammettendo che riusciate a fare una domanda esposta correttamente, quello che a quel punto dovete temere è la risposta! "Quanto costa?"... quello risponde e voi cadete nel vuoto. A me è successo spesse volte di sentirmi dire: Hai imparato a dire quanto costa ma non sai poi come interpretare quello che ti dicono? :) ma è quasi un intermezzo simpatico, hanno già apprezzato che c'abbiate provato. Bisognerà allora imparare i Numeri... dire: per piacere DUE caffè, oppure dire UN caffè e UN tea possono essere anche qui, un buon inizio.