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Argomento complicato.
Perchè innanzitutto tutte le esperienze di viaggio sono diverse, sia perchè non si può avere la pretesa di capire un territorio o un paese per intero, nè tantomeno vari territori accomunati da un credo religioso che di per sè non è univoco.
Però credo che nei tre mesi totali di passaggio per questi luoghi qualcosa io l'abbia capita o forse, semplicemente l'ho trovata.
Perchè non credo si possa andare e pretendere di capire, ma si può cercare, quello certamente.
Ho avuto varie discussioni sui viaggi in paesi islamici, con varie persone perchè è difficile immaginarsi quei posti prima e principalmente trovare lo spirito giusto per addentrarsi in un territorio che vive su valori anche diversi dai nostri.
Per me che sono un uomo devo dire che problemi grandi non ne ho mai avuti, per le donne sicuramente il mondo islamico risulta più pesante, ma non fatevi scoraggiare, anzi.
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Il vero segreto dei viaggi (in genere) è la curiosità e l'umiltà (non mi stancherò mai di ripeterlo come un mantra).
L'approccio al viaggio è un approccio di ricerca, di contaminazione, di voglia di farsi pregnare di nuovi costumi, odori, sapori, parole nuove che resteranno nella vostra mente per sempre, volti, sorrisi e gestualità ricorrenti.
Chi viaggia e va in un paese diverso dal proprio non può avere la pretesa di voler portare la propria personalità, la propria cultura, la propria storia come se fosse quella vincente, che fosse la propria e quindi quella giusta, come se viaggiasse con una grandissima bandiera sventolante.
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Qualche mese fa, in un'intervista alla radio, mi chiesero cosa ne pensavo di quell'artista italiana ammazzata in Turchia, che vestita da sposa girava il paese. Ora, premesso che non ho intenzione di dare giudizi su chi non conoscevo e che poi è morto, io credo che ci fosse qualcosa di malsano in quel modo di girare il mondo. Credo che alla fine uno squilibrato lo trovi ovunque, non c'è bisogno di andare molto lontano per trovarlo. Credo che andare lì in quel modo possa essere visto come un gesto di sfida, di superiorità, poco gradito a chi ha le proprie usanze, i propri ritmi e la propria cultura (non per questo ovviamente giustifico l'omocidio, sia ben chiaro).
Una delle obiezioni che mi viene spesso fatta è quella di dire: bhe, allora, che ci dobbiamo sottomettere? io sono fatto così, mi vesto così, giro così, viaggio così.
E anche: perchè loro quando vengono qui non vanno in giro come vogliono? noi non gli diciamo nulla.
Se avete questi due pensieri in testa, non partite! Finireste per vedere siti archeologici, città, arrivereste anche a vedere qualcuno in costumi tipici, forse fareste un giretto sul cammello di turno, ma tornereste ancora più poveri di quando siete partiti.
Faccio un paragone stupido, ma forse aiuta. Quando eravate ragazzini c'era qualche festa cui desideravate veramente andare, ma era una festa di adulti e voi facevate di tutto per sembrare più grandi al solo fine di poterci entrare e non esser scambiati per ragazzini.
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Ora, nessuno pretende che vi travestiate (sarebbe anche abbastanza ridicolo, specie se pretendete di vestirvi da beduino e siete alto 2 metri, biancolatte e non sapete nessuna parola del posto), ma è una questione di fare di tutto per addentrarsi in una cultura, per non risultare i soliti turisti occidentali che passano sulla superficie delle cose, come passa un programma televisivo visto in una tv di un albergo di un paese a voi ignoto.
Vedo frotte di turisti che si affannano a viaggiare per paesi e paesi, ma sembrano così distanti dai luoghi che percorrono, si riconoscono a chilometri (e non è un fatto di etnia, ripeto).
Il viaggio non è sottomissione, ma voglia, voglia spropositata di capirci qualcosa, di entrare in contatto con le culture, di evitare contrasti non solo per sopravvivere, ma per avvicinarsi il più possibile.