17.3.10

[Giordania] in cammello da Wadi Rum ad Aqaba, come Lawrence d'Arabia

from Wadi Rum to Aqaba, 3 days camel trip
Se sia vero oppure no che Lawrence d'Arabia sia passato di qui poco importa, per chi deve fare il suo business sicuramente si, gli storici storcono il naso. Poco importa perchè Wadi Rum è veramente magnifica.
Il deserto Giordano al confine sud, che guarda ad Aqaba verso il Mar Rosso e all'Arabia Saudita è un deserto di roccia. E anche se noi immaginiamo Aladino percorrere un deserto di dune, qui c'è solo roccia.
Questo deserto è inaspettattamente pieno di vita. La vita dei beduini che ancora popolano le vallate, con le loro tende scure e la vita piccola, microscopica, di tantissime piante e di tantissimi piccoli animali.
E non possiamo dimenticare i cammelli, che qui si vedono pascolare liberi, anche se tutti marchiati, tutti con un padrone. Ma la bellezza di questo posto sta pure in questo: gli animali non sono legati, quando non servono, restano liberi.
Il mestiere dei beduini è sempre stato quello di accompagnare gli stranieri ad attraversare il deserto. Conoscitori dei posti, delle distanze, delle insidie, da sempre sono dei traghettatori, si prendono cura di chi deve attraversarlo e mettono sotto la propria custodia la carovana. Una volta entrati con loro nel deserto, saranno loro a guidarvi, a dirvi quando si mangia, a dire quando si riposa e quando si riposa. Sarete voi a vivere con loro, non viceversa.
Per questo ho deciso di proporre ad Erika di viaggiare in cammello da Wadi Rum ad Aqaba. Anche perchè ho già avuto modo in Marocco di fare un piccolo giro sul cammello (è una cosa che chiunque vorrebbe provare!!) e onestamente il giretto notturno fino a vedere il sole spuntare sul deserto fa molto effetto, ma una volta fatto, non vi andrà più di ripeterlo. Bello il paesaggio, bella la sensazione, ma il cammello diventa veramente superfluo in quel frangente, è più una questione folklorica. Quindi tornare di nuovo a fare il giretto non mi andava proprio.
Jamal hommage 
Allora mi sono informato e ho scoperto che c'era anche la possibilità di essere portati da una parte all'altra del deserto, come una volta, com'è il vero mestiere dei beduini. Sulla carta la cosa è semplice, attuativamente quando siete lì proveranno a farvi cambiare idea, perchè i giretti rendono di più e permettono di avere i cammelli a disposizione per altre persone quando voi siete a fare altro. Ma alla fine eravamo decisi e così è stato.
La distanza non è grande, ma il cammello non è un animale che corre. Camminando a piedi la nostra velocità è la sua. Il cammello è un animale veramente strano, viverci tre giorni te lo fa conoscere bene, ha forte personalità e fa ridere. In quel lento ondulare seduti guardando il mondo lento che ti scorre avanti impari a riconoscere quando si lancerà su un cespuglio di piante del deserto (senza fermarsi, tutto in movimento: allunga il collo, strappa la pianta, rialza il collo e mangia) o quando si deve grattare una gamba e zompetta perdendo il ritmo della camminata.
Sono animali erbivori, sono buoni, li potete anche abbracciare (alla fine del viaggio non potevo non abbracciare il mio che mi aveva portato per tutto il tempo!!!), anche se ogni tanto si arrabbiano e provano a mordervi, ma senza cattiveria, come infastidi dalle mosche.
Il nostro viaggio è stato diviso in due parti, una per arrivare all'accampamento al centro del deserto e il resto per arrivare ad Aqaba. La prima parte è stata di conoscenza e il nostro cammelliere era un ragazzino di massimo 14 anni, che cercava di studiare inglese per poter parlare con i turisti. Alla fine sono finito a fargli lezione di inglese nelle pause all'ombra, aspettando di poter ripartire.
Ci ha tenuto a portarci a casa sua, nella sua tenda a prendere un tea da sua madre. Lì abbiamo assistito ad una scena alquando ridicola, ma molto forte: una discussione familiare, con schieramenti contrapposti di un papà seduto attorno al fuoco, il figlio di fronte e la madre al suo fianco, come a dire che lei era dalla sua parte. Anche la figlia era attorno al fuoco, ma dopo un po' abbiamo constatato che non aveva un ruolo, le era permesso di parlare, di dire la sua, ma si vedeva apertamente che la questione era tra padre e figlio e la madre aiutava la discussione, faceva un po' da arbitro, come fanno le mamme ovunque.
La cosa più spettacolare della tenda era la nonna. Poverina non camminava più e come un bambino andava a gattoni, cercando di accendersi la sua pipa. Quando quanche volta pensiamo agli anziani che tornano bambini, ecco, quella è stata la cosa più vicina a questa impressione per me. Era così piccola, così impacciata nei movimenti, così bambinesca, bellissima!
Dopo un po' che discutevano, il papà si è accorto della nostra presenza e senza sapere l'inglese ci ha tenuto a precisare la gerarchia della famiglia. E' stata una cosa molto semplice, ci ha spiegato le relazioni familiari cui non saremmo potuti arrivare da soli: questo è mio figlio (abu, facendo il gesto tra lui ed il figlio), quella è mia madre. Ovviamente il resto della famiglia veniva da sè, così come mettere in chiaro che quella era sua madre, toglieva il dubbio che potesse essere la madre di sua moglie. Semplice, ancestrale (tutti questi ragionamenti li abbiamo fatti dopo io ed Erika, non sono stati per nulla immediati lì per lì).
L'incontro / The meeting
Finita la prima giornata siamo arrivati all'accampamento, ci hanno dato un posto dove dormire e hanno preparato la cena per noi e per tutti gli altri turisti del campo base.
Una conoscenza bizzarra ma simpatica è stata quella con un ragazzo polacco, aiutante di campo volontario. Era arrivato lì e aveva deciso di restarci un po', scambiando le passeggiate a cammello con una mano al campo, che si era poi tradotto nel parlare con gli stranieri, ma principalmente nel pulire i cessi!!!
La sera è arrivata, abbiamo cenato, siamo andati a fare una passeggiata con altri ragazzi sotto le stelle (ma c'era la luna, grande sfiga) e poi a dormire perchè nel deserto la sveglia suona presto.

(...continua)