13.4.10

Marocco (terza parte)

Deserti.
Prima di arrivare in Marocco, non immaginavo che la parola deserto potesse significare così tante cose.
La mancanza d'acqua genera deserti.
E case di fango.
La povertà che si respira nell'entroterra marocchino è forte, disarmante, forse inaspettata.
Non credo che si possa o si debba giudicare, ma sicuramente per noi, abituati a fin troppe superflue cose, è disarmante. E così eserciti di bambini vengono per cercare di farsi dare qualcosa. Ho imparato già la mia lezione, non darò nulla, non sono un messia, non sono venuto a fare la carità. Crudo, stronzo, forse, ma corretto.
Le case di fango hanno una magia strana che le circonda, sono un tutt'uno col paesaggio, ci si armonizzano. Sono realizzate con mattoni in fango pestati a mano e alcune hanno resistito anche secoli.
Ad Ouarzazate veniamo prelevati direttamente al bus da un ragazzo che ci chiede se vogliamo dormire nel suo albergo. Va bene, uno vale l'altro qui sull'alto atlante. Il ragazzo è gentile.
Il suo albergo è una casa con un patio al centro, dove crescono melograni. Questo posto, che raggiungiamo al tramonto, è già ammantato di oscurità, di pace, di tranquillità, ma non credo, ad occhio, che diventerà mai un posto pieno di rumori anche di giorno.
Il ragazzo ci organizza una jeep e ci trova altre 2 compagne di viaggio, due francesi.
Bisogna aprire una parentesi molto lunga sulle jeep, le escursioni organizzate e quello che ci si aspetta e quello che sarà, premesso che questo è l'unico modo per visitare certi posti, perchè non esistono strade o segnali stradali, ma sentieri nel deserto roccioso con autopiste segnalate da cumuli di pietre e quindi senza l'autista ci si perderebbe in meno di mezzora.
Innanzitutto le persone che organizzano non sono mai quelle che poi ti portano, tantomeno se c'è di mezzo un tramite. Per cui le sue assicurazioni e rassicurazioni valgono poco, anche se fatte in buonafede. Anche chi organizza ha poca presa sugli autisti.
Dico questo perchè non è raro e a me è successo, che l'autista personalizzi il viaggio in modo da non essere rotto troppo le scatole, che ci si fermi a mangiare e dormire da amici suoi, che si visitino posti dove ci siano mercanti suoi amici. E' quasi una prassi e sebbene chi organizza sembra cercare di invertire questa rotta, è difficile.
(per quel che riguarda noi, alla fine del viaggio, scoperto che avevamo fatto un viaggio 'alternativo', il ragazzo che ce lo aveva proposto si è sentito tanto mortificato e umiliato dalla cose che ci ha voluto necessariamente invitare a cena a casa sua! Questa cosa mi ha fatto molto pensare, innanzitutto perchè alla fine questa combinazione di eventi mi ha portato a casa sua a cenare, sia perchè la cosa dev'essere stata molto umiliante per lui, da indurlo a dividere con noi un pollo, in una regione turistica, ma di un turismo che non porta denari sonanti).
Quindi attenti a farsi spiegare bene le cose, ad avere un po' di polso, a cercare di far capire subito all'autista che il viaggio lo fate voi, non lui. Semmai a farsi dare una cartina per seguire gli spostamenti e le mete. E' profondamente diverso il ruolo dell'autista da quello della guida, a mio avviso. A parte la gentilezza, la fratellanza e la voglia anche di conoscersi, l'autista ti porta dove tu vuoi andare e non viceversa. Io feci amicizia con il nostro autista, eravamo gli unici due uomini e sebbene lui non parlasse inglese e io non parlassi nè arabo nè berbero nè francese, nei 3 giorni successivi ci siamo capiti molto bene, ma questo non ci ha evitato certo di finire nel mondo che lui voleva farci vedere.
Il viaggio ci ha portato a visitare diverse valli per approdare poi a Erg Chebi, l'unica duna di sabbia sahariano del Marocco al confine con l'Algeria.
La meraviglia del deserto vale senz'altro l'impresa, con i colori cangianti, con il silenzio, con le stelle enormi di notte, con il vento, con la sabbia ovunque. Si torna bambini, si ride, si scherza, è una felicità quasi inarrivabile. E' il condensato di tutti i secoli di storie sul deserto, di favole, fantasie, leggende, di Aladino, della lampada, delle carovane, di Marco Polo... anche se spesso distorte, erronee, non possiamo far finta che non sono entrate nella nostra cultura come un sogno.