30.3.10

Marocco (seconda parte)

Il viaggio in treno nelle cuccette notturne da Tangeri a Marrakech dura 10 ore.
Devo dire che è molto più tranquillo di quello che si possa pensare.
Lì ho anche conosciuto una ragazza australiana che viaggiava da sola, che ha condiviso con me la cuccetta (insieme ad altri marocchini).
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La mattina quando ci siamo svegliati, eravamo già in arrivo e ricordo nitide le scene rurali che si vedevano fuori Marrakech, con deserti rocciosi, persone a dorso di mulo, una scena bellissima appena svegli, che metteva voglia di scendere subito e viverlo immediatamente.
Il mio programma prevedeva in realtà di fermarmi lì, vederla e poi decidere cosa fare, invece, per la prima volta decisi di cambiare programma. Non è una banalità, farlo. Uno pensa sempre che andare alla ventura sia facile, ma quando viaggi da solo è sempre molto importante valutare le situazioni. Vanessa, la ragazza austrialiana, avrebbe proseguito per il deserto e avrebbe trascorso 3 giorni lì. Decisi di proporle di andarci insieme per dividere le spese e anche per avere una compagnia. Lei ovviamente fu felice, perchè proseguire con una presenza maschile la rassicurava, anche se l'ho sempre considerata una tipa tosta, che viaggiava con il suo velo in testa, che sapeva già alcune parole di arabo e conosceva il francese, facilitazione non da poco.
Così per la prima volta sono andato incontro ad una scelta senza programma e devo dire che è stata una grandissima liberazione.
Andare ad Ouarzazate non è proprio facile, specie se si decide di andarci in bus, di quelli non turistici, di quelli che stai con la gente. Innanzitutto capirci qualcosa alla stazione dei bus è proprio complicato, ma la cosa più comune è che facciano finta di non capire, vedendoti occidentale e dicendoti che non ci sono bus per andare lì. Prontamente potreste però esser fermati da un autista disposto a portarvi, per una cifra comunque molto più alta del bus. La caparbietà di Vanessa in quel frangente la fece da padrone e ci trovò due posti su un bus che stava già partendo.
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La scena che ci si presentò fu molto carina. Innanzitutto un signore, che non aveva nè arte nè parte all'organizzazione, si assicurò che i nostri bagagli fossero fatti mettere nel bagagliaio e in francese ci spiegò di stare attenti. Poi saliti sul bus scoprimmo che i nostri posti in realtà non esistevano, perchè era tutto pieno, di mamma con bimbi, signori, pacchi. Ma la generosità di un popolo con gli stranieri si misura anche in queste cose. Eravamo gli unici due che andavano a scavalcare l'Alto Atlante e fecero in modo di trovarci due posti, si spostarono, si presero in braccio i bimbi e ci aiutarono a sistemare le nostre cose.
I monti dell'Atlante... un ricordo sfocato, quello di geografia, qualcosa che ti ricordi da quando sei bambino, ma vederli è un'altra storia, attraversarli, salirli e ridiscenderli ti fa entrare nella storia del mondo, nella sua genesi. Ignorantemente io pensavo che il Marocco fosse terra di deserti, e invece, sebbene i deserti ci siano, sull'Alto Atlante di inverno ci sono piste da sci!
Cos'è l'esperienza di un viaggio in bus per sei ore mentre si superano le montagne?? Io consiglio vivamente a tutti a provare l'esperienza di un bus locale. Ti permette davvero di essere vicino alla gente, di odorarla, di sentirla, di guardarla, ancora una volta scoprire le dinamiche sociali. Vanessa ad un certo punto ricordo che decise di tirar fuori dei datteri, per ospitalità. Fu un tripudio di sorrisi e la busta coi datteri fece il giro di tutto il bus e la gente si alzava dal suo posto per venirli a prendere (scoprii poi a mie spese che è una politica buona, ma a lungo andare crea dei problemi, principalmente perchè i bambini si abituano a cercare le cose dai turisti, passare la giornata in strada invece di andare a scuola e quindi sconsiglio assolutamente di portarsi cose da regalare, come invece fanno tanti quando vanno in viaggio, che regalano penne, caramelle etc... questa politica è distruttiva per una società povera, ammala e contagia e avvelena le generazioni successive. So che è dura non prendere e dare tutto quello che si ha a dei bimbi di strada con occhioni grossi, con le lacrime a fil di viso e con tanta povertà intorno, ma è l'atteggiamento meno costruttivo. Meglio dare una mancia ai loro genitori per qualcosa che fanno per voi, che è comunque uno uno scambio, non un'elemosina).
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La cosa che mi colpì più di tutte in quel viaggio furono le soste. Siamo abituati alle soste dei bus, di quelle negli autogrill. Ovviamente di autogrill, in Marocco, non si può parlare, ma loro non si fanno mancare la sosta. Una volta arrivati in un paesello ai bordi della strada, la gente scende e dai due quasi-ristorantini i macellai tirano fuori mezzo agnello e lo mettono sull'abrace e in mezzora l'agnello non c'è più, completamente consumato dai viaggiatori, poi si riparte fino alla prossima tappa. Tra queste ce ne fu un'altra per noi comica. Scesero tutti e andarono in mezzo al deserto, dove c'era un buco, tutti con una tanica o una bottiglia. Dentro il buco c'era fisso un uomo che prendeva l'acqua per tutti, acqua da una sorgente incontaminata che passava di là.
Ultima cosa che ricordo del viaggio fu il modo di chiamare le fermate dei viaggiatori. Da noi ci sono le fermate, il campanello, da loro c'è un doppio battito di mani e il bus di ferma, anche in mezzo al deserto, o sopra una montagna. Vidi persone scendere nel nulla più assoluto e incamminarsi verso un nulla ancora più totale.
Ouarzazate è la base per andare fino al deserto al confine con l'Algeria, per vedere le valli bellissime che ci sono lì attorno.

(...continua)