19.3.11

La teoria del ricordo nella fotografia

Viaggiare e fotografare.
Sussurrando all'orecchio il nome dell'ospite curioso
Grandi passioni che si mischiano e non sono più distinguibili quando iniziano e prendono piede. Cosa muove cosa, cosa viene prima, per me alla fine diventa veramente difficile da spiegare.
Succede spesso che viaggio senza fotografare, ma questo non vuol dire che la ricerca fotografica non abbia ispirato il viaggio, anche senza un ricordo finale.
E allora quali sono i miei ricordi? Scavando tra le mie tante fotografie, sono poche, pochissime, quelle in cui ci sono io. Non amo esser fotografato, non amo il ricordo di viaggio di me con il monumento dietro le spalle, io alla fontana, io davanti al tramonto. Non mi piace questa interpretazione del ricordo, perchè il mio ricordo è nei miei occhi, non nello specchio che mi riflette. Io ho vissuto il momento, l'istante, senza di me, quello con me sarebbe posticcio, alterato, in ritardo, non presenterebbe emozioni di viaggio, ma solo la copia ripetuta dell'emozione già svanita.
aladdin e il tappeto volante
E anche le mie fotografie, quando le riguardo, è diffcile che ci scorga 'il mio ricordo'. Si, ovviamente guardare foto vecchie, quelle che utilizzo meno anche per le mie mostre o per i miei progetti, che 'dimentico' più facilmente, diciamo; queste foto richiamano alla mente il momento dello scatto e tutto un mare di ricordi e di emozioni, ma per la maggiore, richiamano il pensiero legato all'azione, il perchè, il cosa c'era attorno, spesso a cosa è andato perso e ancora cosa è vero e cosa è falso in quella foto che non può riprodurre la realtà e non vuole.
londra336
Qualche volta, come tutti, mi perdo nelle foto perdute e nel riscoprirle, riparto.