15.3.10

50 Km dall'Iraq

Muta assenza di vitalità
E' una sensazione strana quella che si prova ad avvicinarsi ad un confine come quello Iraqueno.
Premetto che non ci sono arrivato, anche perchè ci hanno assicurato che avvicinarsi vuol dire trovarsi uomini dell'intelligence americana che ti prendono il passaporto e te lo spediscono alla capitale e ti dicono: vattelo a riprendere.
A parte questo, quello che mi ha molto colpito è come una strada, dritta, senza curve, possa portare, da lì a poco ad una guerra. Certo, la guerra non inizia ad un confine, ma la sensazione che si prova è una sensazione forte, di dolore misto a tristezza (e anche alla brutta, ignobile, vomitevole consapevolezza che quella guerra l'ha aiutata anche il tuo paese...).
Il cartello che indica la distanza mette ansia, Erika dorme nel posto viaggiatore e resti da solo a pensare cosa vuol dire un paese in guerra, guerra quella vera, quella che noi fortunatamente non siamo obbligati a ricordare, giusto per i ricordi dei nonni.
Quel che resta dell'Iraq / What remains of Iraq
In Giordania, ad Amman, il paese se lo vendono al mercato, tra le bancarelle comuni appaiono mucchi di fogli di carta con la faccia di Saddam, carta straccia per loro, valore storico per il resto del mondo, una tomba per l'umanità. Così come i reperti storici, sculture, statuine, monili di tutte le fatture arrivati dal vicino confine vengono svenduti al mercato, cancellando l'identità di un popolo, la sua storia, la storia millenaria di un popolo nato tra Tigri ed Eufrate. Si, proprio quelli, che ti fanno studiare a scuola fino allo sfinimento, la famosa culla della civilità... noi abbiamo deciso di cancellarla, questa culla, lasciando un buco.
Deir ez-Zor Food Market
Così anche trovarsi a guardare l'Eufrate scorrerti sotto i piedi nel deserto siriano di Deir ez-Zor ti lascia una strana sensazione addosso, ti senti in un libro di storia eppure non c'è nulla da vedere, mentre ti fermi a 50km.